Un Michelangelo da toccare, al via in San Pietro in Vincoli "Percorsi oltre il visibile"

Mercoledì, 19 Dicembre, 2018

Per la realizzazione dei modelli tattili della monumentale Tomba di Giulio II e del Mosè di Michelangelo, si è seguito un workflow operativo teso ad ottimizzare il più possibile i risultati digitali finalizzati alla fruizione di un pubblico non vedente. Primo passo è stato acquisire tridimensionalmente le due opere: data la complessità di dettaglio nell’architettura della tomba e nella fattura delle statue e considerando il materiale lapideo utilizzato, si è optato per una serie di riprese fotogrammetriche del complesso monumentale. Esse hanno richiesto quattro giorni di lavoro, suddividendo l’area di ripresa in due macrofasce (superiore e inferiore), differenti per tecnica scultorea, a loro volta divise in microaree comprendenti singolarmente le partizioni architettoniche e i plessi statuari. Per la sua complessità, una serie di riprese particolareggiati ha interessato invece il Mosè, del quale si è cercato di cogliere quanti più dettagli possibili, compresi alcuni graffiti ormai storicizzati presenti in alcune porzioni della statua.

A fine operazioni, il numero di foto ammontava a 1581 file RAW, per un totale di quasi 30 gigabyte di dati pronti per la successiva fase. Due computer ad elevate prestazioni hanno processato la mole fotografica per elaborare la restituzione tridimensionale delle fotografie: i diversi stadi operativi hanno richiesto una settimana di lavoro per ottenere un risultato ottimale, dal momento che una singola elaborazione ad alta risoluzione ha necessitato di circa 36 ore per essere completata. I due modelli tridimensionali ottenuti dalla fotogrammetria sono stati poi rifiniti tramite appositi programmi di post-processing, atti a risolvere gli inconvenienti naturalmente insiti nella ripresa fotogrammetrica, come precisione delle geometrie e uniformità di luce. Terminata questa fase, sono stati importati in un ambiente di modellazione 3D per completare quanto non si era riusciti a riprendere in fase di scatto: la parte sommitale della tomba, infatti, svetta a quasi dieci metri di altezza, e difficoltà tecniche avevano impedito la possibilità di fotografare orizzontalmente le parti più elevate del monumento.

Grazie ai numerosi scatti, a prospetti e a misurazioni ad hoc, la Tomba di Giulio II è stata completamente digitalizzata; entrambi i modelli sono stati poi ottimizzati, semplificando il più possibile dettagli altrimenti impossibili da cogliere al tatto – semplificazione decisa con apposita riunione che ha visto riuniti gli esperti del settore – e poi suddivisi in più parti in vista dell’ultima fase dell’intera operazione, la stampa 3D. Sebbene per il Mosè fosse stata decisa una scala di riproduzione di 1:5 e per la tomba 1:50 circa, le dimensioni erano comunque eccessive per una stampante 3D non industriale. La stampa, avvenuta nell’arco di due settimane utilizzando la tecnologia FFF e SLA, ha visto poi la ricomposizione dei singoli pezzi nella loro forma originaria, per essere infine rifiniti manualmente con tecnica mista per ottenere un effetto il più possibile aderente all’originale.

Hanno lavorato alla realizzazione:
Saverio Giulio Malatesta, Francesco Lella, Sara Gonizzi, Michele Camicioli
 

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