L'edizione digitale scientifica nell'ambito delle scienze umanistiche
L'edizione digitale scientifica nell'ambito delle scienze umanistiche. Problemi teorici e strumenti innovativi
DigiLab La Sapienza, 3-5 dicembre 2014
Vetreria Sciarra – Via dei Volsci 122, 00185 Roma
Aula 110
Workshop organizzato nell'ambito del network Marie Curie DiXiT - Unità DigiLab La Sapienza
Lo scopo di questo workshop è presentare un approccio critico alla rappresentazione digitale nell'ambito della scienze sociali e umanistiche. In un momento in cui gli imperativi della digitalizzazione investono tutte le istituzioni e organizzazioni culturali del mondo, ci sembra essenziale introdurre una riflessione socio-culturale anche nell'ambito della scholarly digital edition. Il workshop si articolerà in sessioni pratiche e lezioni teoriche tenute da Desmond Schmidt (Queensland University of Technology), Paolo Monella (Università di Palermo) e Domenico Fiormonte (Università Roma Tre). I partecipanti svolgeranno delle esercitazioni guidate, sperimentando in modo diretto alcuni nuovi strumenti per l'edizione digitale.
Il workshop si dirige soprattutto a studenti di Master, Laurea Magistrale e dottorato che svolgono ricerche nel campo della digitalizzazione delle risorse culturali. La partecipazione non comporta costi ma la prenotazione è obbligatoria anche per i borsisti DiXiT ai quali sono riservati 12 posti. Data la natura seminariale e didattica dell'incontro è previsto un tetto massimo di 25 partecipanti. E’ richiesta una conoscenza di base dei concetti e degli strumenti della critica testuale.
Il workshop è organizzato nello spirito del rispetto delle differenze linguisitico-culturali, dunque i docenti saranno liberi di parlare nella loro lingua madre o nella lingua veicolare (inglese). Le presentazioni a tutti i materiali didattici saranno tradotti in inglese.
Per prenotarsi è obbligatorio compilare il modulo di iscrizione entro il 26 novembre 2014:
https://digilab-scholarly-digital-edition.eventbrite.com
Per ulteriori informazioni scrivere a: digilab@uniroma1.it
Coordinamento e progetto scientifico: Domenico Fiormonte
Comitato scientifico: Gianfranco Crupi, Domenico Fiormonte, Giovanni Ragone
Segreteria e organizzazione: Federico Caria, Isabella Tartaglia
Gli abstract delle principali lezioni
Domenico Fiormonte, Università Roma Tre
I fondamenti socio-culturali dell’edizione digitale scientifica
Linguaggi e strumenti e digitali non sono solo un aiuto per facilitare o potenziare il lavoro di umanisti e scienziati sociali, ma creano nuove rappresentazioni e auto-rappresentazioni culturali che mutano l’orizzonte epistemologico di qualunque pratica scientifica. Parafrasando le parole di Friedrich Kittler, siamo ancora noi a scrivere il codice (a codificare la realtà) o non piuttosto è il codice a imporci le sue scelte, codificando noi? In questa lezione verranno affrontati alcuni dei nodi fondamentali di questo mutamento epistemologico che mette in discussione il modo in cui fino ad oggi abbiamo concepito e praticato il lavoro di ricostruzione, conservazione e rappresentazione degli artefatti del nostro patrimonio culturale.
Paolo Monella, Università di Palermo
La codifica digitale di sistemi scrittori pre-moderni.
L’intervento intende analizzare criticamente la questione della codifica digitale di fonti primarie scritte con sistemi alfabetici e glifici precedenti alla normalizzazione indotta dalla stampa. Partendo dalla trascrizione digitale di una breve porzione di un manoscritto latino, i partecipanti rifletteranno sull'approccio XML/TEI P5, legato esclusivamente all'utilizzo di Unicode, ed esploreranno approcci alternativi, orientati all'implementazione della "tabella dei segni" teorizzata da Tito Orlandi.
Desmond Schmidt, Queensland University of Technology
L’edizione critica digitale: che cosa è e come si prepara?
Per millenni l’edizione critica (scholarly edition) è stata elaborata intorno ai concetti e alle pratiche dell’archiviazione, comparazione, annotazione, citazione, ricerca e indicizzazione del testo. Nel medium digitale queste attività non scompaiono, sebbene cambi il modo in cui le realizziamo. Ma l’edizione critica digitale (Digital Scholarly Edition=DSE) consiste anche nel mettere insieme e presentare informazioni sul contesto dell’opera e dell’autore. Questo (o altro) contenuto paratestuale è importante perché va oltre gli interessi ristretti degli studiosi e trasforma l’edizione in una piattaforma di conoscenza arricchita (knowledge-site) che può attrarre altre tipologie di utenti. Tuttavia una DSE non vive solo sul web, ma può essere anche un eBook. Come per l’edizione a stampa, qualunque strategia per costruire una DSE dovrebbe dunque coinvolgere gli editori per sostenere i costi di realizzazione.
Il modo migliore per progettare una DSE è di elaborare un modello per le sue funzioni e strutture indipendente da una specifica tecnologia. Le tecnologie vanno e vengono, ma gli umanisti hanno bisogno di continuità e fondamenta sui cui costruire. Ma sfortunatamente la DSE è un componente software e come tale dobbiamo pensare innanzitutto ai bisogni degli utenti: altrimenti il nostro risultato sarà inutilizzabile. Fino ad oggi l’approccio prevalente è stato opposto: prima ci si concentra sui testi e sulla loro codifica, poi si decide come usarli e alla fine si presentano agli utenti, utilizzando strumenti di visualizzazione mutuati dalla stampa. Dunque proprio come nella transizione iniziata nel XV secolo fra il codice manoscritto e il libro a stampa, per adattarci al nuovo medium è necessario ripensare completamente le nostre metodologie.
Il problema più serio che il progettista di una DSE deve attualmente affrontare è la comunicazione fra tecnici e umanisti. Spesso tale comunicazione fallisce e le conseguenze sono catastrofiche. La causa scatenante è che lo sviluppo di un software è un’attività ingegneristica che in genere interessa poco l’umanista digitale. Ma se gli informatici conoscono il loro lavoro dovranno essere in grado di sviluppare il software secondo un modello iterativo (fatto di diverse release, ecc. N.d.T.), con il continuo aiuto degli umanisti durante le diverse fasi del lavoro, realizzando strumenti semplici da usare e che non obblighino gli utenti a diventare programmatori per poter svolgere il loro lavoro.