Archivio storico fotografico Adolfo Venturi
L’INTERVENTO DI DIGITALIZZAZIONE
L’operazione di digitalizzazione, metadatazione e indicizzazione di un primo blocco del corpus originario della Fototeca è stato realizzato grazie ad uno specifico finanziamento della Direzione Generale per gli Archivi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e ha riguardato complessivamente 703 immagini fotografiche.
L’intervento ha avuto anche un fine “conservativo”: la fase preliminare di analisi del materiale ha comportato alcune essenziali operazioni di restauro, ma l’attività di digitalizzazione rappresenta di per sé un’efficace soluzione per la tutela e la preservazione di materiale che, per la sua natura, presenta carattere di “fragilità” e un alto rischio di deperibilità.
In sede di digitalizzazione delle fotografie, sono emerse numerose problematiche relative al loro formato e alle condizioni di conservazione con specifico riferimento all’esigenza di realizzare una copia più conforme possibile all’originale. La natura diversa di alcune immagini ha di volta in volta determinato modifiche del settaggio di base, anche in ragione del deterioramento delle fotografie; si è deciso di utilizzare una lastra di vetro antiriflesso di colore neutro per far fronte a piegature e ondulature; un grosso problema è stato rappresentato dai riflessi, soprattutto in quelle realizzate con la stampa a carbone, dal colore scuro e lucido, e dalle pieghe. In molti casi è stato necessaria un’estrema cura dell’illuminazione e si è dovuto ricorrere ad una luce cinematografica che illuminasse l’intero piano dello scanner.
Per ogni fotografia sono stati predisposti sei set di metadati: Identificazione che comprende la definizione dell’oggetto (negativo, positivo, diapositiva), il titolo (originale o attribuito), il soggetto raffigurato, la consistenza, le segnature; Descrizione che comprende le voci datazione, autore della foto, collocazione opera, soggetto produttore e codice univoco; i Dati tecnici costituiti dalle voci cartella, fascicoli, tecnica, supporto primario materiale, supporto primario misure, supporto secondario materiale, supporto secondario misure, annotazioni (recto), annotazioni (verso), data e compilatore scheda, stato di conservazione, deterioramento immagine , deterioramento supporto primario, deterioramento supporto secondario, operazione di restauro effettuate, operazione di restauro da effettuare, data e compilatore conservatore; Annotazioni; Accesso (vincoli giuridici); Controllo (compilato automaticamente dal software) costituito dalle voci nome compilatore, data di compilazione, eventuale autore e data di modifica).
L’Archivio storico fotografico del Dipartimento di Storia dell’arte e spettacolo di Sapienza Università di Roma è costituito da due nuclei principali, la Fototeca e la Diateca, nuclei che, in base ad un approccio archivistico, hanno la caratteristiche di “raccolte”.
La formazione dell’Archivio si deve ad Adolfo Venturi, pioniere del moderno metodo della storia dell’arte, dal 1896 al 1900 incaricato, come libero docente, dell’insegnamento della storia dell’arte all’Università di Roma e, presso la stessa Università, professore ordinario, titolare dal 1901 della prima cattedra di tale disciplina che, per molti anni, fu la sola cattedra di storia dell’arte nel nostro Paese. Nell’ambito dello stesso ateneo romano, ad Adolfo Venturi si deve anche la fondazione, nel 1901, del corso di perfezionamento della Scuola dell’arte medioevale e moderna che per molto tempo costituì il vertice di tali studi in Italia.
L’inizio del Novecento segna anche l’avvio della pubblicazione della Storia dell’arte italiana, opera monumentale venturiana composta da 25 volumi, editi tra il 1901 e il 1940, portatrice di una lettura originale della produzione artistica e di nuove indicazioni sul metodo e sulla ricerca nel settore della storia dell’arte, basti pensare alla polemica contro l’indirizzo positivistico volto ad eliminare i criteri storici della “scuola” e della “bottega”, al risalto dato alla necessità di catalogare le opere d’arte, alla didattica della storia dell’arte nei licei e nelle università.
La Fototeca consta di migliaia di unità documentarie, la parte più antica del corpus fotografico, costituita da 1.500 esemplari di grande formato e di dimensioni variabili (fino a cm 40x60), databili a partire dai primi anni del decennio 1880-1890 e prodotte da quelle che, all’epoca, rappresentavano le più importanti case editrici, italiane e straniere, specializzate in storia dell’arte (Braun, Bruckmann, Hanfstaengl, Alinari, Anderson e Brogi).
Altrettanto importanti sono inoltre le 74 tavole fotografiche, delle dimensioni di cm 54x70, che costituiscono l’apparato iconografico dell’Academie Royale des Beaux Arts a Florence, opera in due volumi curata da Adolfo Venturi, edita nel 1893 dalla casa editrice alsaziana Braun.
Traccia del materiale attinente alla produzione venturiana sono anche le circa 18.000 unità, in particolare copie fotografiche tratte da lastre in vetro di cm 21x27 e stampate “a contatto”, relative all’architettura, pittura, scultura e arti minori, usate come corredo iconografico della Storia dell’arte italiana.
Un altro consistente gruppo di materiale “storico” è costituito da tavole fototipiche (assimilabili alle collezioni fotografiche pur essendo spesso accompagnate da corposi commenti scritti) che riflettono alcuni temi e momenti fondamentali della storia dell’arte, a cominciare dall’importante lavoro di riordino dei disegni e dei manoscritti di Leonardo da Vinci, riuniti in sette fascicoli per un totale di 322 tavole a colori con dimensioni di cm 38x48; lavoro realizzato dal 1928 al 1950 grazie all’operosità e all’impegno della Commissione vinciana che vide tra i membri del suo Comitato esecutivo lo stesso Adolfo Venturi e Pietro Toesca.
Il riconoscimento della duplice finalità – scientifica e didattica – attribuito da Adolfo Venturi ai materiali grafici e fotografici venne condiviso anche dai suoi allievi che gli successero nella cattedra e nella guida dell’Istituto romano di storia dell’arte. Così, nel corso degli anni che seguirono all’abbandono della didattica da parte di Adolfo Venturi, avvenuto nel 1931, le fonti iconografiche continuarono ad essere incrementate. Il processo di accumulazione sistematico terminò solo verso la fine degli anni Sessanta-inizio anni Settanta del Novecento quando l’evoluzione tecnologica determinò l’utilizzo di nuovi strumenti e materiali didattici e rese complesso ed estremamente farraginoso l’uso dei precedenti supporti iconografici. Tra le successive acquisizioni, di carattere sporadico, emergono quelle degli anni Ottanta-Novanta del secolo scorso, composte da microfiches, circa un milione e 250 mila immagini, concernenti soggetti soprattutto dell’arte italiana,
francese e tedesca. Sempre nello stesso lasso temporale sono state inserite nell’Archivio 5.800 diapositive che documentano le varie forme artistiche dai primordi ai giorno nostri.